venerdì 22 marzo 2013

Tra leggende e realtà - Cervo Racconta

Il muro grattarola e l'anello a Cervo

Foto di Luigi Diego Elèna
Percorrendo i carruggi di Cervo si possono osservare lungo i muri delle case, alle loro basi, zoccoli di muro grezzo e crespo simile alla superficie di una grattugia.
Oltre questo bordo, alto circa 1,50 metri, il muro prosegue levigato, tinteggiato nei colori basici liguri quali il giallo,il rosa,il bianco e poche eccezioni di verde e rosso.
Per capire il perché di questa parte originale di 'muro grattarola' bisogna riportare il tempo del calendario al secolo XIX e inizio XX.
Due secoli in cui la vita nel Borgo pullulava di cittadini impegnati sia sul mare e soprattutto sulle colline ricolme di fertili ortaggi e con colori verde-argento degli ulivi e delle loro preziose olive taggiasche da cui nasceva il prezioso oro giallo, ovvero l'olio.
Due secoli in cui il mezzo di trasporto era incentrato sugli equini quali l'asino-a (a somma) e il mulo (u mu).
Praticamente ogni famiglia del Borgo alloggiava nella stalla sotto casa uno di questi laboriosi, preziosi e umili animali. Ricordo anche il nome di alcuni: Cesira,Didda,Nina.
Ogni giorno su questi preziosi collaboratori agricoli si montava una specie di grossa e rozza sella di legno, che si metteva sul loro dorso per il trasporto di ceste, bigonci o altro carico. Ecco, queste ceste, bigonci e altro carico oscillando su quelle somme, dato il percorso ripido, spesso urtavano contro i muri delle case, e se non ci fossero stati i 'muri grattatola' a protezione ne avrebbero depauperato la tinteggiatura.
Ecco quindi spiegata la loro funzione ed esistenza, che tutt'oggi è rimasta a loro ricordo.
C'è comunque da considerare anche un piccolo particolare su questi muri. Davanti ad ogni porta di ogni stalla e' possibile scorgere, ancora infisso, un anello dal diametro di circa 12 centimetri.
È l'anello a cui si legava l'asino-a o il mulo prima della partenza o dopo l'arrivo dalla campagna, per essere caricato o scaricato.
Vita bucolica e forse poco conosciuta ma ancora viva in questi umili simboli che ci parlano delle nostre radici.

                        di Luigi Diego Eléna

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