mercoledì 20 marzo 2013

Tra leggende e realtà - Cervo Racconta


Foto di Luigi Diego Elèna
Ricordando ancora le botteghe, non posso non ritrovare anche quelle diciamo legate all'ambulantato.Mi vengono subito in mente due attività, una legata alla vendita dei pesci e una alla frutta e verdura.Per quanto concerne i pesci il primo nome che affiora in superficie di memoria ,e' quello di Mane'. Un personaggio unico, vero archetipo del pescatore da gozzo ligure.La sua provenienza era Laigueglia.
Ogni giorno caricava le sue casse di pesce fresco sulla corriera da quel sito, per scaricare a Cervo. 
Pagheri, gronchi,orate,morene,
totani,seppie,triglie,bughe e zerri tutti i santi giorni.
Le donne di casa accorrevano con un piatto piano o fondo per comprarli.
Lui li pesava con la stadera, un tipo di bilancia con un solo piatto e una lunga asta graduata su cui scorre un peso misuratore.
Lui uomo tutto nerbo che l'occhio non l'inganna ,riusciva in un battibaleno a eseguire tutta l'operazione senza inganno, anzi arrotondando leggermente il peso,a favore della signora cliente, che comunque vigilava attenta.
Solitamente sostava lungo la via 2 Giugno in prossimità della vecchia posta, all'imbocco della salitella che conduce alla via Marconi.
Chi,invece, sostava tutte le mattine con la sua frutta e verdura fresca nello spazio a triangolo, proprio all'imbocco della saltella succitata, era Paiassin.
Arrivava tutti i giorni da SanBartolomeo, che allora era detto ancora 'del Cervo'.
Arrivava con il suo carrettino tirato a mano e deponeva le casse ben in vista con tanto di prezzo al chilo. Allora non si parlava di registratore o di scontrino fiscale, anzi c'era anche la vendita con il libretto. Ovvero si segnava su due libretti,uno al cliente e l'altro al venditore, oggetto della mercanzia e costo. Si pagava a fine mese.
Tempi in cui bastava una stretta di mano,qualche bonaria battuta e un arrivederci stretto stretto. Si sa che i liguri sono di poche parole, e i cervesi, almeno quelli della cima del paese, lo erano davvero.
Era una economia infra moenia.
Ci si accontentava di quel poco ma sano cibo che la terra e il mare mettevano a disposizione, cielo permettendo.
di Luigi Diego Eléna

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